Gli autori

Fabio

Fabio Geda

Si è occupato per anni di disagio minorile, esperienza che ha spesso riversato nei suoi libri. Nel mare ci sono i coccodrilli, il suo terzo romanzo, ha venduto quattrocentomila copie, è stato tradotto in ventotto paesi, è letto nelle scuole un po’ ovunque e ne sono stati tratti diversi spettacoli teatrali. Ha sempre desiderato scrivere una saga per ragazzi. Ora l’ha fatto.

“Berlin nasce nel 2011. Quell’inverno mi capita di riprendere in mano uno dei miei libri preferiti, Il signore delle mosche di William Golding: la storia di un gruppo di ragazzini inglesi abbandonati su un’isola deserta e costretti a reinventarsi una società. Subito dopo leggo un romanzo di Tito Faraci, Oltre la soglia: un gruppo di ragazzini costretti a combattere contro degli adulti trasformati da un virus in esseri adulterati. Le due storie creano un corto circuito e riaccendono un vecchio sogno: scrivere una saga per ragazzi. Anzi, dirò di più: scrivere una saga per ragazzi ambientata in un mondo abitato soltanto da ragazzi, in cui gli adulti sono scomparsi a causa di un virus e dove gruppi rivali lottano per sopravvivere consapevoli che alla fine dell’adolescenza il virus ucciderà anche loro.

La prima cosa che penso è di recuperare l’isola del Signore delle mosche trasformandola in un’isola urbana: avrei potuto inventarmi una città ad hoc e ambientare la storia nel futuro. Poi però mi viene in mente Berlino. E per essere esatti Berlino Ovest prima del 1989 – circondata dal Muro, un’isola metropolitana nell’oceano della Germania Est. No, forse non c’era bisogno di inventarsi nulla. Forse la Storia, come spesso accade, aveva già avuto abbastanza fantasia. Berlino era perfetta. La Gotham City europea. Complessa, contraddittoria, seducente.

La storia sarebbe stata divisa in più libri, avrebbe coperto un periodo di diversi anni, sarebbe stata un’avventura corale, e oltre a quella sulla carta avrebbe avuto una vita sul web. Per lunghezza, per respiro, per struttura, era un tipo di storia a cui non avevo mai lavorato prima. Era chiaro che mi serviva qualcuno con cui confrontarmi, con cui condividere il progetto, qualcuno che come me fosse appassionato di narrazione seriale e che possibilmente conoscesse bene la città e parlasse tedesco. In pratica, mi serviva Marco. Gli ho raccontato l’idea una sera a cena. Credo non mi abbia nemmeno fatto finire di parlare.

Prima del dolce eravamo già lì. Eravamo entrambi a Berlin.”

 

Marco

Marco Magnone

È nato nel 1981 ad Asti. Le storie le ha sempre amate in ogni forma: libri, fumetti, cinema, serie Tv, videogiochi. Berlino invece l’ha scoperta grazie al progetto Erasmus, ed è stato un colpo di fulmine. Dopo l’università ha iniziato a lavorare nell’editoria e a pubblicare reportage e diari di viaggio. Questa è la sua prima opera di narrativa.

“Berlino è Berlino, non è una città come le altre — quante volte ce lo siamo sentito dire? Secondo me la questione è semplice, e non servono tante teorie: Berlino è Berlino perché non è Europa. 

Almeno non è l’Europa da cartolina del Vecchio Continente. Un posto bellissimo perché carico di storia ma allo stesso tempo schiacciato da essa. Dove tutto sembra già essere successo, deciso da qualcun altro. Dove ogni cambiamento costa enorme fatica. Dove in fondo la gente ha un po’ paura del futuro. A Berlino no. Berlino è Berlino perché ha visto e sperimentato tutto e il contrario di tutto. Di sberle ne ha prese, e ogni volta ha saputo ripartire dalle sue cicatrici. Così ha imparato ad andare avanti senza fermarsi né voltarsi indietro, a trasformarsi sempre in qualcosa di diverso. Berlino non è una città come le altre perché non è una città sola ma tante, una sopra l’altra, una dentro l’altra. È la nuova metropoli di inizio Novecento, tutta cantieri e lavori in corso. È il rifugio di artisti bohémienne e pensatori rivoluzionari. È il cuore della Germania nazista di Hitler. È la città del Muro, che la taglia in due per quarant’anni: da una parte l’Ovest, dall’altra l’Est, diversi in tutto. E Berlino Ovest è il Sessantotto, i suoi sogni, le sue battaglie. È qualcosa che non c’è da nessun’altra parte. Non è politica, è vita quotidiana, è arte, è libertà. Ma è anche il suo lato oscuro: quello della disillusione, del disagio, della solitudine. Ecco, in questo luna park di luci e ombre sta il fascino in chiaroscuro di Berlino e da qui, dove tutto è davvero possibile, inizia la nostra storia.”