Parole, pagine, righe, commenti, interviste sulla saga “Berlin”.
Ci abbiamo messo un po’, ma alla fine siamo arrivati anche noi italiani a firmare una saga che rientra in piena regola in quel genere letterario a metà tra il distopico e l’apocalittico, che sta conquistando le preferenze dei lettori più giovani degli ultimi anni.
Da Libreria Immaginaria
È un mix tra Il Signore delle Mosche, Peter Pan e la “Berlino prima della caduta del muro” con una particolare ambientazione berlinese che rende tutto molto più europeo (incominciavo a credere che gli avvenimenti apocalittici fossero esclusiva americana…)
Da Bostonian Library
L’ambientazione è senza dubbio originale, non sono mai stata a Berlino, ma mi ha sempre affascinato moltissimo perché è una città che ha subito moltissime violenze: prima devastata dal nazismo e dalla guerra e poi tagliata a metà da quel muro che la feriva nel profondo. Attraverso i ricordi dei vari protagonisti il lettore vede sia la Berlino florida e orgogliosa che era rinata dalle macerie sia la Berlino fantasma, dove ancora una volta la fa da padrone la rabbia, la violenza e la morte!
Da: Il colore dei libri
Per me, la storia non è ben contestualizzata perché manca quasi del tutto una descrizione degli avvenimenti precedenti alla situazione di partenza, spiegazione che non arriva neanche nel corso del libro. Da lettrice sono riuscita a capire che c’è un virus che ha ucciso gli adulti due anni prima e che stermina i ragazzi che arrivano a una certa età, stop. Non c’è un racconto del prima, tranne qualche flashback dei protagonisti, non c’è un resoconto della diffusione della malattia, delle possibili cause, dei sintomi e delle conseguenze, delle ricerche effettuate per cercare di contrastarlo (anche solo info date da televisione, radio ecc. e non completamente comprese dai ragazzi): insomma non c’è tutta la premessa necessaria che poi andrebbe a dare maggiore “realismo” alla storia narrata.
Da Bookland: viaggiando tra i libri
Lo consiglierei a chi cerca una lettura per evadere dalla solita routine quotidiana, o magari di leggerlo ad alta voce assieme ai vostri figli
Da Libri cibo per la mente
Su tutti grava l’angoscia di dover morire presto: nel mondo di Berlin infatti, la “morte dell’adolescenza” non assume solo il significato metaforico di passaggio all’età adulta, ma quello letterale di fine dell’esistenza. […] Proprio la caratterizzazione dei personaggi costituisce uno dei punti di forza del libro: non ci sono semplicemente buoni e cattivi, ma ragazzini autentici con le loro paure e fragilità, chiamati ad affrontare una situazione più grande di loro.
Da Letteratura e cinema
Jakob e Christa hanno avuto da subito un posto speciale nel mio cuore di lettrice, perché come non affezionarsi al ragazzino più coraggioso mai visto prima che però ha paura dei topi, o alla ragazzina tutta pane e scienza che crea falò dalle fiamme colorate? […] Sono molto curiosa di scoprire, andando avanti con la serie, qualcosa di più su tutti i personaggi, soprattutto sui bulli. I cattivi hanno sempre il loro fascino, almeno per me. Questo è uno degli aspetti più interessanti del romanzo, tra l’altro: vedere come la società dei ragazzi si spacchi letteralmente in due, e si formino due grosse comunità fondate una sul saccheggio e la violenza, e l’altra sulla collaborazione e il sostegno reciproco. Due modi opposti di reagire alla stessa situazione catastrofica. Sarebbe facile dire “ah, io farei di sicuro parte dei buoni!”, ma ciò che muove i bulli a vivere quasi senza regole è proprio la consapevolezza di morire presto: perché non passare quel poco di vita che hai a divertirti il più possibile, prendendoti tutto ciò che puoi?
Da: Devilishly Stylish
Per quanto riguarda noi adulti, Berlin. I fuochi di Tegel è sicuramente un libro che fa riflettere e, al tempo stesso, paura. Speriamo che un simile scenario non si verifichi, né che i nostri figli debbano mai rimanere così soli e, soprattutto, così privi di prospettive per il futuro.
Da: Oubliettemagazine
Il romanzo si concentra in appena 200 pagine, ma devo dire che sono 200 pagine ricche di spunti e contenuti interessanti.
Da: Coffe and Books Girl
Ci sono tantissimi input, ma troppo brevemente sfruttati, ci sono passaggi che potevano essere sviluppati un tantino di più per dare una visione più ampia dell’ambientazione. Insomma era un romanzo che meritava almeno trecento, quattrocento pagine, dove analizzare più a fondo alcuni passaggi chiave.
Da: Sognando tra le righe
Un dodicenne non potrebbe cogliere molti degli interessanti riferimenti, né quanto ci sia di vero nella storia di quella cicatrice che fino al 1989 ha segnato il corpo di una splendida città europea; non potrebbe rendersi conto, perciò, del potenziale andato sprecato. Perché questa Berlino che si stenta a riconoscere, con il muro che diventa il tradizionale espediente dei mondi distopici, più simbolo di una piaga fantascientifica che di una pagina di storia moderna, avrebbe potuto chiamarsi anche con un altro nome.
Da: Diario di una dipendenza
Con “La Battaglia di Gropius” entriamo nel vivo della storia, contraddistinta da una narrazione sempre più veloce, frenetica, e dalla trama serrata. Una trama sempre più interessante e carica di colpi di scena, magistralmente piazzati qua e là, e spunti geniali, volti soprattutto a far pensare i giovani lettori (e anche i più grandi perché no!). Ritroviamo lo stile semplice e diretto di sempre, scorrevole, affascinante e mai banale, che permette al lettore ancora una volta di provare totale empatia per i suoi protagonisti, e vivere la storia in prima persona.
Da:Everpop
La trama di questo capitolo è costruita alla perfezione, sono stata rapita dall’immaginazione dei due autori e gli faccio i miei complimenti. Si nota che c’è un grandissimo studio dietro ad ogni singola scena e ad ogni personaggio. Sono riuscita ad entrare nel vivo della storia senza fare il minimo sforzo, è come se, una volta aperto il libro, sono stata catapultata nella Berlino del 1978 e fossi accanto ai protagonisti.
Da: Paranormal Books Lover
Altro aspetto che mi è piaciuto è proprio l’ambientazione, dopo anni di romanzi distopici ambientati fuori dall’Europa o in mondi sconosciuti, la collocazione in una città così vicina a noi ci voleva: fa bene un po’ di territorialità
Da: RecensioneLibro
E’ un libro che rapisce subito il lettore e lo tiene incollato alle pagine fino alla fine; per me non è stato diversamente. Sono stata piacevolmente sorpresa dal primo volume di questa saga, anche perché l’ultimo romanzo di fantascienza che avevo letto si era rivelato pessimo, e credo che possa essere preso come esempio eccellente per dimostrare che non tutti sono in grado di scrivere un libro di questo genere.
Da: Il nostro angolo dei sogni
Una cosa che mi è piaciuta sono stati i flashback, non sono noiosi perché non sono molti, ma sono comunque interessanti perché ci fanno capire un po’ il passato dei personaggi, i quali, non dimentichiamo, sono solo ragazzini costretti a crescere improvvisamente e subito per non morire di freddo o di fame e occuparsi dei più piccoli
Da: Anni di nuvole