1. La partenza – 12 Luglio 1974
Tre, due, uno, via!
L’astronave è la macchina bianca e azzurra di zio Knut, una di quelle macchine francesi lunghe che somigliano a uno squalo. Papà la odia perché dice che gli fa venire il mal di schiena e questo è un punto a favore dello zio e della sua astronave-squalo.
Oggi è un giorno strano, partiamo per Berlino, un pianeta lontanissimo dalla fattoria di papà. E soprattutto da papà.
Sarà il più grande viaggio di sempre, io mamma e zio Knut attraverseremo la Germania Est, dove forse incontreremo qualche vero russo, magari uno di quelli con gli occhi di ghiaccio tipo Armata Rossa, e quando mamma e zio torneranno potranno raccontare a Nina e Ferdinand in che posto incredibile sono finito. Sono sicuro che Ferdinand morirà d’invidia, lui che fa il grosso dicendomi che a Berlino devo imparare a tirare indietro la pancia se non voglio far brutta figura con le ragazze.
Ma oggi è anche l’ultimo giorno a casa, e casa non è solo papà, le sue urla, la sua cinghia, è anche un sacco di cose belle, e la più bella è Nina.
Mentre preparo i bagagli viene in camera, mi prende una mano e ci mette sopra un braccialetto di carta colorata fatto da lei. Quando ci vediamo? Mi chiede piano in un orecchio. Le rispondo che non lo so, ma che sarà presto, il prima possibile, e le dico che il tempo passerà velocissimo, che non se ne accorgerà nemmeno. Glielo dico fronte contro fronte, lei sorride e a me vengono gli occhi lucidi.
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